PROGETTO DI ARTE PUBBLICA

Il Dipartimento di Scienze Aziendali ha promosso un progetto di arte pubblica ideato da Parsec in collaborazione con Andrea Gianfanti, per lo spazio antistante l’ingresso della propria sede di via Capo di Lucca 34 a Bologna.

Il progetto riguarda 3 interventi artistici che intendono proporre un dialogo tra lo spazio pubblico e le persone che lo attraversano, stimolando una partecipazione continua e attiva e una riflessione sulle immagini.

L’intento è ascoltare, valutare e comprendere - mediante osservazioni e analisi etnografiche - la relazione che si crea tra gli interventi presentati e le diverse possibili forme d'interazione creativa.

Un intervento di arte pubblica, quindi, site-specific che apra un dialogo sulla percezione, la reazione e la ri-manipolazione delle immagini oggi.

Riflettiamo su tre tipologie di immagini differenti, ma ugualmente presenti nella nostra quotidianità:

  1. il carino dell’era del post-internet
  2. la rappresentazione antropocentrica del cambiamento climatico
  3. la ricerca, tramite il gioco, di realtà parallele.

Il carino nell’era post-internet

Il primo intervento prevede l'affissione di immagini di gattini.

Soprattutto grazie ai social network, ai meme, agli stickers e agli emoji, i gatti, come altri animali, sono immagini a cui veniamo spesso sottoposti nella nostra quotidianità e che ci provocano un temporaneo senso di conforto e leggerezza che ben si inserisce tra l'ansia e le costanti preoccupazioni a cui siamo continuamente sottoposti. Il carino può facilmente mescolarsi con il grottesco e l'inquietante, rendendo le sue manifestazioni spesso destabilizzanti.

Lo scopo di questo intervento è dunque riflettere sulle varie implicazioni della cuteness, osservando l’interazione che le immagini dei gattini possono suggerire.

La rappresentazione antropocentrica del cambiamento climatico

Estetizzazione dell’Antropocene: come il problema dell’inquinamento della Pianura Padana diventa un’astrazione.

Il secondo intervento è un’immagine astratta derivante dalle fotografie satellitari di quello che è effettivamente il paesaggio astratto più vasto d'Italia: la Pianura Padana.

Il paesaggio della Pianura Padana presenta oggi una vegetazione formata principalmente da cereali, da piante per l’alimentazione degli animali, allevati principalmente in modo intensivo, e alberi da frutto. Si tratta di un paesaggio in cui la vegetazione erbacea prevale su quella arborea, simile a una sorta di “steppa cerealicola”, un ambiente antropizzato, molto diverso da quello naturale preesistente. Durante la sua espansione, nella pianura si formarono fitte foreste costituite da alberi di diverse specie. Con la ripresa economica e sociale dell’area, ebbe inizio una definitiva deforestazione, accompagnata da un’imponente ed incessante edificazione del territorio. Nel XIX secolo non rimaneva ormai più nulla dell’antica foresta e il paesaggio era ormai artificiale, non troppo dissimile da come lo si vede oggi. Oggi restano rarissimi lembi dell’originaria copertura forestale: quello che si osserva è il più vasto paesaggio artificiale d’Italia.

L’intento di questo intervento è quello di interrogarsi sulla cultura visiva del paesaggio e della crisi climatica oggi. L’intervento suggerisce di fare attenzione agli unici dettagli figurativi di questo paesaggio astratto: gli indicatori di Google Maps, che individuano solo allevamenti, fabbriche, cereali, pompe gas, turismo gastronomico.

Ci interroghiamo quindi, proponendo due immagini satellitari del nostro territorio, ma suggerendo una possibilità di interazione tramite specifici segnaposti, rivisitati in modo critico, per evidenziare l'impatto dei principali autori dell’immagine proposta.

Public art e comunità: come il gioco può sovvertire lo spazio

La ricerca, tramite il gioco, di realtà parallele

Il terzo intervento è stato affidato all’artista messicana Tiz Creel che, proponendo tre diversi giochi murali, intende attivare lo spazio pubblico stimolando alla creazione di nuovi immaginari e realtà parallele.

Partendo da elementi tradizionali della nostra cultura visiva legata al gioco, l’artista propone una loro trasformazione e sovversione, rivisitandoli con immagini iconiche della città di Bologna.

La vita è come un gioco dell’oca, c’è un momento per lanciare e uno per raccogliere, il tempo diventa un’illusione e la finzione crea di fatto una nuova realtà.

Per Creel chiunque può giocare in qualsiasi momento. Il gioco, secondo Creel, ci aiuta a perseguire un interesse più elevato nelle cose che ci circondano: quando giochiamo, ci impegniamo pienamente con la vita e i suoi contenuti per scoprire le verità più profonde nelle cose ordinarie.

L’intento è proprio quello di creare una comunità utopica che si possa riappropriare dello spazio… e se ci prendessimo del tempo per guardarci l’un l’altro/a, stare insieme, fare comunità? 

Tutti e tre gli interventi e le molteplici interazioni che ne sono derivate, sono stati costantemente osservati, documentati e andranno a comporre una pubblicazione. 

Con questo intervento, i suoi ideatori e il Dipartimento di Scienze Aziendali, intendono promuovere le relazioni e il confronto con il contesto urbano di riferimento, in un’ottica di interazione e collaborazione.

Scopri di più sul progetto sul sito di Parsec